La storia del selcino

L’attività del selcino o “ spacca pietre “ è una delle più caratteristiche e tradizionali lungo le sponde del fiume Esino e dei suoi affluenti, che va da Castelplanio a Serra San Quirico, costeggiando i confini dei comuni di Cupramontana, Rosora e Mergo.

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La storia del selcino

L’attività del selcino o “ spacca pietre “ è una delle più caratteristiche e tradizionali lungo le sponde del fiume Esino e dei suoi affluenti, che va da Castelplanio a Serra San Quirico, costeggiando i confini dei comuni di Cupramontana, Rosora e Mergo.

Fin dai tempi dei romani la pietra locale è stata usata come materiale da costruzione.

Lo conferma la cascata artificiale, risalente al 2° secolo a.c. circa, costruita in località Sant’ Elena con blocchi squadrati.

Le più rinomate cave naturali erano nel Sarrano, lungo i fossi Forchiusano e la Venella, presso Cupramontana, lungo l’Esinante e lungo entrambe le sponde del fiume Esino, che va dalla gola della Rossa, fino ai confini del comune di Castelplanio. Erano delle vere miniere di pietra, adattissima e assai ricercata per costruzioni e lastricati delle vie.

La grana, compatta e pulita, offre sicurezza di non sdrucciolare nei lastricati ai pedoni, e nel passato, al passaggio dei carri trainati dei cavalli, o dai muli. Fornisce una solidità straordinaria per le murature.

Selcini oggi

Qesta attività, nel corso degli anni, è andata progressivamente regredendo, tanto che oggi lavorano a tempo pieno solo due selcini, che si servono dell’ausilio delle macchine. Mentre lungo il fiume altri 3 o 4 pensionati esercitano per amore/passione, nel ricordo dei tempi passati. Sono sistemati presso la sponda destra del fiume Esino, sotto il comune di Rosora con dei ripari provvisori adattati a capanni. Lavorano continuamente in tutte le stagioni; nei periodi freddi accendono dei fuochi sistemati nelle “ carriole “, che in precedenza usavano per il trasporto, per stiepidire le fredde mattine di gelo.

La pietra da lavorare non proviene più dal fiume, per i divieti che sono sopraggiunti nel tempo.

Viene acquistata dai contadini della campagna circostante, che la recuperano, a loro volta, nell’arare i terreni per la semina. Trasportate nei periodi asciutti con dei camion, vengono sistemate in cumoli coperti con dei teloni, per farle rimanere asciutte. Nelle vicinanze vengono trasportate con delle “mulette” ( trattorini con una pala ribaltabile davanti.)

Attrezzi

Il selcino viene lavorato con una mazza e un martello come nei tempi più remoti. L’unica innovazione è il rinforzo di widia ( sostanza durissima a base di carburo di tungsteno, commercializzato in placchette ), saldata sia sull’angolo del martello che sulla mazza.

E’ un lavoro molto faticoso che richiede molta forza fisica, e resistenza dei reni, per la posizione che gli operai mantengono per tutta la giornata lavorativa, gambe rigide e leggermente divaricate, piegati con il busto in avanti fino a toccare il terreno.

Arenaria

Per arenaria si intende una classe di rocce appartenenti alla famiglia delle areniti. E’ una roccia di origine sedimentaria, composta di grani dalle dimensioni di un granello di sabbia. I grani possono avere varie composizioni, in funzione dell’area di provenienza; tra i grani più resistenti all’abrasione c’è il quarzo che, proprio per la sua resistenza è uno dei costituenti più comuni di queste rocce. L’ambiente di deposito( marino, litoraneo, fluviale, desertico, lacustre, eolico ),si riflette soprattutto sui caratteri del tessuto della roccia, il trasporto influisce sulle proprietà strutturali come le dimensioni, la sfericità, e l’arrotondamento dei granuli);

I granuli sono tra loro legati da un cemento, che comunemente è chiamato “ carbonato di calcio, “ selice,” o “ossido di ferro”. Il materiale che solitamente si trova tra i granuli si chiame matrice, che, cristallizzato, prende il nome di cemento. I vari tipi di arenaria sono la orto quarzite, la grovacca, l’arcosa, la sub- grovacca, e la sub- arcosa. L’arenaria è facilmente lavorabile, è molto usata come materiale da costruzione, viene lavorata in due modi, a sampietrino, e a lastre. I sampietrini si usano per la pavimentazione delle strade e per la restaurazione di chiese e centri storici. Le lastre vengono impiegate per la pavimentazione dei cortili, costruzione dei camini e rivestimenti esterni di case rustiche a faccia vista.